Fitoterapia e fitocomplesso: come curarsi con le piante

come curarsi con le piante

Fitoterapia”, letteralmente, significa “curare con le piante”: questa parola infatti deriva dal greco antico, ed è un composto di phytón (“pianta”) e therapéia (“cura”).

Ci sono persone che considerano la fitoterapia alla stregua di una medicina alternativa, ma non è così. Più che altro, si tratta di una branca della farmacologia che sfrutta i principi benefici delle specie vegetali. Le piante sono dette medicinali nel momento in cui contengono una o più sostanze con proprietà farmacologiche: questo secondo le regole dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

La fitoterapia non è nemmeno una sorta di filosofia. È una disciplina precisa, che studia l’utilizzo delle piante officinali, la posologia e le eventuali controindicazioni. È possibile usare l’intero esemplare botanico oppure una sua parte: i fiori, i frutti, la corteccia, le foglie ecc. Senza dimenticare l’azione positiva degli estratti e degli oli essenziali.

Il fitocomplesso

Nell’ambito della fitoterapia bisogna chiarire anche il concetto di “fitocomplesso”.

Con questo vocabolo ci riferiamo all’insieme degli elementi chimici di una pianta, che siano attivi o inerti. Rientrano, per esempio, anche le lignine e la cellulosa.

Il fitocomplesso è alla base delle capacità curative delle piante medicinali. Da esso dipende, inoltre, la tollerabilità: comunque, se si rispettano le giuste quantità, non dovrebbero esserci effetti collaterali.

C’è chi ha definito le piante officinali come degli autentici “contenitori” di sostanze chimiche che fanno bene all’organismo in generale. Da questo punto di vista sono utilissimi gli oli essenziali, che già abbiamo citato poco prima; l’elenco include anche i terpeni e le resine, i fenoli e i polifenoli, le saponine, i glicosidi e così via.

I principi attivi delle piante sono responsabili del loro esito antimicrobico, antiossidante e antinfiammatorio. Questo è il risultato sul corpo umano, ma gli stessi metaboliti costituiscono un aiuto anche per i vegetali in sé: svolgono funzioni come la difesa dai parassiti, la repellenza e l’attrazione degli insetti impollinatori.

Fitoterapia e somministrazione delle piante officinali

Ci sono diversi sistemi per la somministrazione delle piante officinali nel campo della fitoterapia. Molte sostanze si assumono per via orale: la soluzione consiste nelle tisane, negli infusi e nei decotti.

A volte si fa confusione tra queste tre parole, motivo per cui vogliamo spiegare meglio la differenza. La tisana prevede un’attenta miscelazione degli ingredienti, dal rimedio base a quello sinergico fino al complemento. L’infuso è caratterizzato dall’acqua bollente versata sul rimedio, in un contenitore chiuso che permette di conservare il vapore. Invece, nel decotto è il rimedio a essere immerso nell’acqua calda: si porta il tutto a ebollizione e si lascia riposare, affinché si “liberino” i principi attivi.

Oltre alle tisane, agli infusi e ai decotti, ci sono anche i succhi e gli sciroppi. Non tralasciamo le tinture madri, che sono disponibili allo stato liquido e, in linea di massima, si sciolgono in un bicchiere d’acqua (poche gocce al giorno).

La fitoterapia è strettamente legata anche all’aromaterapia e agli oli essenziali. Questi ultimi possono essere somministrati con modalità interna oppure esterna. Alcuni si limitano a mettere due o tre gocce sotto la lingua, altri li adoperano per i bagni rilassanti e per il massaggi (magari amalgamati con un olio vegetale delicato sulla pelle).

Esistono, poi, dei diffusori ambientali per oli essenziali, che consentono di spargere nelle stanze gli effluvi delle piante. Grazie a tali strumenti, i principi attivi vengono inalati e permeano l’aria della casa con effetti positivi per tutti. Altre persone preferiscono inumidire un fazzoletto con qualche goccia di essenza, e avvicinarlo al naso oppure appoggiarlo sul cuscino prima di andare a dormire. Come potete notare da questa panoramica, le possibili opzioni sono tante.

Un po’ di storia

Dovete sapere che la fitoterapia è la più antica tipologia di medicina impiegata dall’uomo. Le piante e le erbe officinali sono utilizzate da millenni: alcune, come il papavero, risalgono addirittura all’epoca dei Sumeri.

La distillazione degli oli essenziali era praticata dagli Egizi, che conoscevano bene le proprietà delle specie botaniche. Queste ultime erano usate in vari ambiti, non solo quello medico ma anche quello cosmetico. Nel corso dei secoli questi studi furono approfonditi sempre di più: dobbiamo menzionare almeno il contributo di Ippocrate e di Galeno (da cui deriva l’espressione “preparato galenico”).

In età moderna e contemporanea la fitoterapia non è certo stata messa da parte, anzi. Coloro che se ne occupano hanno individuato non solo i benefici delle piante, ma anche le loro controindicazioni – che di solito si verificano quando si esagera con le dosi.

L’importanza del corretto dosaggio

È vero che i fitoterapici sono ricavati dalle piante, ma non per questo è possibile assumerli in eccesso. Come abbiamo più volte evidenziato, è necessario rispettare le quantità suggerite: al contrario, si rischia di andare incontro a effetti collaterali e altre reazioni del genere.

La cosa migliore è chiedere consiglio al medico di fiducia o al farmacista per informarsi sul giusto dosaggio. Bisogna fare attenzione anche se si prendono dei farmaci di sintesi, come gli antidepressivi, il cui esito potrebbe essere accentuato.

Insomma, la fitoterapia è fonte di benessere ma – come in tutti i campi – sono indispensabili la responsabilità e la moderazione. Per il resto, con qualche piccolo accorgimento le piante sono valide alleate contro moltissimi disturbi: raffreddore, tosse, dolori muscolari, mal di testa, mal di stomaco e così via.